
Qualche anno fa incontrai una coppia di amici in vacanza con i due figli, di 4 e 6 anni. Con loro c’era Chloe, una ragazza sudafricana di 20 anni, l’au pair. All’ epoca non avevo idea di cosa fosse. Trascorremmo una settimana insieme , passavamo le giornate al mare, facevamo delle lunghe passeggiate, mangiavamo nei ristorantini del posto e mi rimase impressa, più di ogni altra cosa, la piacevole sensazione di relax . I bambini stavano per la maggior parte del tempo con Chloe, completamente catturati da lei, incuriositi dai suoi racconti e dalle sue esperienze, giocavano e parlavano in inglese con assoluta naturalezza, come fosse la cosa più normale del mondo.
Pensai allora a quanta fatica avevo fatto da adolescente, tra i banchi di scuola, ad imparare un’altra lingua mentre invece loro giocando e a contatto con una persona di un’altra cultura avevano appreso come spugne senza alcuno sforzo.
In quel momento ho deciso che sarebbe stato un bellissimo regalo da fare ai miei figli: non solo offrire loro l’opportunità di apprendere un’altra lingua in modo semplice e divertente ma anche un modo per favorire la loro crescita personale grazie allo scambio culturale.
Così cominciammo anche noi.
All’inizio i dubbi e le domande erano molteplici: “Come sarà convivere con un’estranea? Sarà una persona affidabile? E se non dovesse piacerci? “
Arrivò “Lucy”. Le prime settimane eravamo un po’ disorientati ed impacciati, ma giorno dopo giorno l’entusiasmo cresceva sempre di più, così come la comprensione reciproca e l’affiatamento con i miei figli. Al momento di salutarci alla fine dell’esperienza ci sembrava che i tre mesi fossero davvero volati. A Lucy sono seguite Alexandra, Katie, Clare… ogni volta è stata un’ esperienza diversa ed unica, ogni volta qualcuna di loro ci ha regalato qualcosa.
Dopo quattro anni in cui si sono susseguite diversi au pair nella nostra famiglia, posso dire di essere assolutamente soddisfatta dell’esperienza intrapresa. Abbiamo raggiunto importanti obiettivi, siamo cresciuti, maturati e abbiamo intrecciato relazioni intense, amicizie che durano nel tempo e che creano altre opportunità future di viaggi e scambi. Pensavamo che i bambini potessero vivere con sofferenza il distacco da persone che avevano avuto modo di conoscere e che erano entrate a far parte della loro quotidianità, ma ancora una volta proprio loro, i più piccoli, ci hanno stupiti dimostrandoci che questa esperienza ha influito sulla loro capacità relazionale, aprendo la loro mente e le loro prospettive.
Da qui è nata l’idea di fondare questa agenzia, per trasmettere alle persone il valore di questa esperienza, per creare più opportunità, per coinvolgere e affiancare le famiglie e le ragazze che desiderano lanciarsi in questa avventura.